Un freddo e grigio pomeriggio di novembre nel 1997. Devo vedere un ragazzino, i genitori hanno chiesto un consulto per gli attacchi d’asma che vanno avanti da circa otto mesi. Hanno provato tante cose, hanno deciso di provare anche con la terapia cranio sacrale. Si chiama Andrea, ha 6 anni: mi guarda di striscio, come la gran parte dei bambini in studio, che non vogliono stare lì ma preferirebbero giocare da qualche altra parte.
Si mette sul lettino e appoggio delicatamente le mani sulla sua testa, non rilevo particolari restrizioni o disfunzioni: è un bel bimbo, in salute. Dopo venti minuti dentro me cominciaa prendere forma l’idea che forse non smuoveremo granchè. Ad un certo punto sento un cane fuori in strada che abbaia e gli chiedo, per cercare di creare un ulteriore link, se gli piacciono i cani. Il suo ritmo rallenta, il respiro un po’ si ferma come se stesse trattenendo qualcosa. Lo incalzo, “ti piacciono i cani”?. Come solo i bimbi sanno fare, la pancia comincia a muoversi, capisco che l’onda del pianto sta per partire, cerco di agevolarlo, inizia a piangere e sempre come solo i bimbi sanno fare, piangendo e con il labbro inferiore appeso, dice che gli piacciono ma che papà e mamma hanno dovuto portare via Billy perchè a casa non ci stava.
I genitori si guardano e mi guardano con sorpresa, intanto Andrea (e a seguire sua mamma) piange a più non posso, la pancia sembra il mare d’inverno, onde di emozioni che emergono, la gabbia toracica sembra elastica di un’elasticità che solo nei bimbi vediamo.
Circa dieci mesi prima avevano dovuto dar via un cagnolino che avevano preso per il bimbo ma poi ci avevano ripensato, come spesso capita.
In conclusione: scelsi di non ritrattare Andrea e di lasciare un mese di tempo prima di decidere se rivederlo. Nel frattempo i genitori presero a casa un altro cucciolo di Beagle. Andrea non ebbe più attacchi d’asma, ci salutammo al telefono un mese e anche due mesi dopo quell’incontro.
E’ sempre il sistema respiratorio che risente di un conflitto di separazione.
Un grazie particolare a quel cane che quel giorno in quel preciso istante decise di abbaiare sotto il mio studio.